Il futuro non si immagina, si programma

“Le speranze non sono strategie (Antonio Pelliccia)”.
Il futuro è una funzione della gestione del presente, sempre. Se il successo fosse solo un questione di fortuna, probabilmente molti imprenditori e professionisti che in diversi campi hanno ripetutamente ottenuto successo, non sarebbero esistiti. A partire dal Rinascimento, attraverso l’Illuminismo e fino alla metà del XX secolo, la fortuna è stata qualcosa da padroneggiare, dominare e controllare; tutti erano d’accordo sul fatto che si doveva fare quello che si poteva, e non concentrarsi su quello che non si era in grado di fare. Ralph Waldo Emerson catturò questa etica quando scrisse: “Gli uomini deboli credono nella fortuna, credono nelle circostanze…Gli uomini forti nella causa e nell’effetto“.
Nel 1912, dopo essere diventato il primo esploratore a raggiungere il polo Sud, Ronald Amundsen scrisse “ La vittoria attende colui che ha messo tutto in ordine: la gente la chiama fortuna”.
Quando discutiamo interrogativi storici come questo, la fortuna è al passato. Sono molto più importanti le domande sul futuro: è una questione di caso o di progettazione?
La lectio evidenzierà alcuni elementi filosofici e cenni storici, svolgendo considerazioni sullo sviluppo delle idee e del mercato, permetterà di interpretare il valore della pianificazione nello sviluppo professionale. La scienza, così l’economia in generale e di settore in particolare, ma anche i processi decisionali dei pazienti, devono essere presi seriamente in esame, definendone si gli algoritmi ma anche con la sensibilità del metodo euristico. Quale futuro quindi?

di Antonio Pelliccia